Ca' Pesaro

Ca' Pesaro

IL FILO CONDUTTORE. Federica Marangoni

Note biografiche

La luce e’ elemento centrale della vita: non ci sarebbe vita senza luce.  la luce e’ forma,elemento e segno per occhio e mente

 

Federica Marangoni (Padova 1940), vive e lavora a Venezia.

Per molti anni ha vissuto a New York e insegnato alla New York University Art Department. E’ rappresentata in Italia dalla galleria C/E Contemporary – Milano, a New York è rappresentata dalla Zorina Gallery.

Artista multimediale usa vetro-luce-video per  opere e installazioni, performer negli anni 70/80, ha prodotto i suoi lavori e fondato la sua ricerca su luce e artificio, realtà’e finzione, gioco dell’effimero, della trasparenza e della mobilita  virtuale dell’immagine, una filosofia che si contrappone al concetto delle grandi masse solide e ben definite della scultura tradizionale.

L’artista veneziana e’ pioniera negli anni ’60 ’70 della ricerca nei cosiddetti nuovi materiali, materie plastiche, neon e video che hanno segnato l’espressione artistica delle generazioni dopo Duchamp e del libero impiego di ogni mezzo per fare Arte, arte sempre a fondo concettuale e tesa ad esprimere un impegno anche sociale, un’analisi profonda della vita e della morte con la quale l’uomo deve sempre confrontarsi.

Attiva a livello internazionale fin dagli anni Settanta, nel 1980 fu invitata al MOMA di New York con la performance “Interrogation” e un film a 16mm “ The Box of Life” e alla Biennale di Venezia sempre nello stesso anno, dove presenta l’installazione multimediale a due CH video: il primo trasmette il corpo in cera che si fonde in tempo reale mediante elettrodi e ripreso dalla telecamera, il secondo un orologio che segna il tempo in un pannello serigrafico con autoritratto dal titolo “La vita è tempo e memoria del Tempo”. Appartiene a quella generazione che per prima usò i mezzi tecnologici rinnovando, con la nuova dimensione data della luce e dalle immagini in movimento, la sua produzione artistica.

Il materiale vetro si radica particolarmente nel lavoro di Federica Marangoni, come legame concettuale col suo stesso ambiente e la storia veneziana, il suo rapporto con l’isola di Murano, che continua ancor oggi. Per opere e installazioni che vogliono rappresentare l’aspetto effimero e relativo delle cose, natura e artificio, realtà e simulazione, il passato come luogo della memoria, il materiale ideale che meglio rappresenta e definisce tale concetto è proprio il vetro: grezzo allo stato di rottame per la fusione, o lavorato, specchio o lastra industriale, che assieme al neon oppure ad uno schermo TV, con la sua fredda luce tecnologica e la fluttuante e illusoria mobilità delle immagini, e’ perfetta metafora del pensiero dell’artista. Associando nelle sue installazioni la luce dei neon o dei Led, il vetro e la mobile immagine virtuale degli schermi, l’artista crea una nuova dinamica a dimensione sfuggente e libera.  Esemplare il grande “Arcobaleno Elettronico” di 14m fatto per la Biennale di Venezia del 1997, in vetro policromo, ferro , video e rottami di vetro di Murano al suolo.

I mezzi tecnologici rappresentano nelle sue opere la terza dimensione che é stata data all’arte del nostro tempo dalla tecnologia: ”il movimento”, la vita della società’ contemporanea, le sue sculture creano un nuovo concetto di grandi opere monumentali.  I suoi quadri collage di frammenti ingranditi presi dai rotocalchi e riviste, poi dipinti come veloci affreschi e abbinati ad una  scritta in neon, sono in realtà grandi e incisivi messaggi urbani dell’Arte.

La trasparenza e inconsistenza fondamentali nella sua espressione concettuale,si accompagnano ad una sofisticata tecnologia e ad una profonda conoscenza dei materiali artigianali che rendono uniche le sue opere.