WANG JINGYUN
Blueprint
18 aprile – 8 settembre 2024
Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Project room
A cura di Marina Bastianello
In senso tradizionale, ”Blueprint” è un disegno tecnico utilizzato per comunicare con precisione i dettagli di un progetto architettonico o meccanico, solitamente presentato con uno sfondo blu e linee bianche. In questa mostra “Blueprint” simboleggia il disegno di base del design della vita, proprio come i progetti definiscono la forma e la funzione di una struttura in architettura e ingegneria.
L’artista utilizza 23 coppie di cromosomi come lettere e parole per creare una nuova scrittura asemica basata sull’analisi del ritmo, dell’armonia e delle pause silenziose della poesia classica. Attraverso la combinazione di oggetti accuratamente selezionati, costruiti e disposti, tesse una grammatica visiva che simboleggia la composizione e l’origine della vita, la trasmissione di informazioni e codici genetici descrivendo una nuova vita ibrida e sconosciuta, ma strettamente correlata all’esistenza degli esseri umani.
Questa opera esplora le questioni fondamentali dell’identità, dell’eredità, del destino e della vita stessa. Come il mito delle tre dee del destino nella mitologia greca, che controllano il fato tessendo il filo della vita, allo stesso modo, l’artista intreccia questa “nuova vita” trascrivendone simbolicamente il significato stesso della sua esistenza.
Oltre a selezionare personalmente le proprietà fisiche degli oggetti utilizzati per comporre il corredo genetico di queste nuova entità, vengono tenute in considerazione una serie di simbologie legate ai vari elementi, come il materiale, le dinamiche di relazione tra gli stessi oggetti, il tempo e lo spazio, che influiranno sulla conservazione e deperibilità, ma anche ciò che è già accaduto ed è quindi parte della storia dell’oggetto. Si tratta di un lavoro di selezione articolato su più livelli, dalla raccolta su larga scala alla selezione nel dettaglio, alla ricerca di una coppia compatibile secondo dinamiche di contrasto o affinità, che, in ogni caso, secondo lo sguardo dell’artista, rispettano la natura essenziale intrinseca della coppia di oggetti creata.
Ogni coppia rappresenta un cromosoma o le ”parole” di un testo che in realtà non esiste, sono come una traccia, l’ombra di un componimento della quale non esiste trascrizione poiché non è stato generato con un significato lessicale. Le interrelazioni tra queste parole rappresentano il modo in cui i diversi geni si influenzano vicendevolmente e controllano le proprietà biologiche di ogni creatura e allo stesso tempo, riflettono la complessità e la diversità dell’evoluzione biologica. Ricombinando, trasformando e collegando materiali cromosomici, i confini tra umano e non umano si confondono, mettendo in discussione la natura dell’umanità e della vita. “Blueprint” è un disegno in mutamento. Questa ricerca non si limita agli esseri umani, ma esplora anche le nostre origini, la nostra identità e le infinite possibilità della vita futura. Il pubblico qui non è solo un interprete, la sua partecipazione diventa la riproduzione e la rimodellazione della memoria genetica, fluida e invisibile nell’opera.
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Wang Jingyun è nato il 26 agosto 1996 a Neijiang, Sichuan, Cina.
Nel 2021 ha conseguito un master in NTA (Nuove Tecniche d’Arte) presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2021 è risultato vincitore per la categoria poesia visiva del concorso Artefici del nostro tempo del Comune di Venezia e nel 2022 ha conseguito il primo posto per la disciplina design del vetro.
Nelle sue opere cerca di perseguire una narrazione metaforica e apparentemente inesistente, confondendo i confini tra concetti, immagini e materia. Esplora il dilemma del tempo, la natura contraddittoria della vita quotidiana e l’inevitabilità della morte, esprimendo un’ossessione per la fragilità e la fine delle cose. Questi temi non sono solo stati o risultati, ma prove del ciclo dell’universo. Presentata in modo poetico ed emotivo, la sua esplorazione diventa una raccolta di frammenti di realtà, di esperienza individuale, di ambiente e di tempo, estraendo nuove storie e significati da prodotti facilmente realizzabili, da detriti industriali e da cose naturali.
Le sue opere sono composte principalmente da installazioni crossmediali e poesia sperimentale, e sono state esposte in Cina, Francia, Spagna, Italia, Grecia e Corea del Sud.