Opere degli anni Cinquanta
Nei primi anni ’50 la pittrice si stabilisce permanentemente a Venezia, in uno studio a piano terra in calle dei Orbi a San Samuele, avendo così la possibilità di inserirsi nel vivace ambiente artistico veneziano di quegli anni, così diverso da quello dei pittori della cerchia di Bortolo Sacchi, fino ad allora frequentato.
Dopo una pausa dell’attività espositiva, tiene una mostra personale di disegni, alla Galleria Montenapoleone di Milano, che rivelano modalità espressive del tutto nuove per l’artista che ottiene un lusinghiero successo di critica.
Ai disegni di quella mostra è da associare la decina di dipinti qui esposti, conservati dall’autrice nel suo studio e mai esposti in pubblico.
Nel contesto dell’immaginario veneziano tradizionale (gondole, briccole, ponti) prorompono le personali visioni di quell’ambiente che la affascina e che solo ora sembra avere assimilato compiutamente: gli umori tra vegetale ed animale che trasudano dai mattoni delle rive, le lattiginose presenze che aleggiano nel cielo appannato dallo scirocco e colano sulle facciate liquefacendone le forme, le figure che sbirciano dalle finestre, la vigorosa attività dei barcaioli e, ovunque, la musica e le coppie di amanti. Non mancano mai le colombe bianche, allegoria di un episodio giovanile che determinò la sua definitiva consacrazione all’arte.
La fontana
Il piccolo slargo di Corte delle Vida a San Samuele e la sua fontana, davanti alla porta di casa della pittrice, erano, ancora negli anni ’50, il polo vitale della calle; le lavandaie, i panni stesi, i gatti onnipresenti, sono il tema di molte opere di quegli anni (due sono qui esposte) fino al dipinto informale proposto alla 46a Collettiva Bevilacqua La Masa del ’58, premio acquisto del Comune di Venezia, ora conservato al Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Corte e fontana, tutt’ora immutati ma deserti, sono stati un forte motivo ispiratore per l’artista che nel flusso ininterrotto dell’acqua proveniente dalla “scultura” di ghisa e nella musicale allegria dello scroscio ha probabilmente riconosciuto un analogon della sua ispirazione creativa, prorompente e ininterrotta, trasformando così un fatto banale e consueto in un “concerto” musicale-pittorico, quasi un basso continuo per molto suo lavoro creativo.
Ritratto di Berto Morucchio
Umberto Morucchio è stato uno dei principali protagonisti della scena artistica veneziana degli anni ’50 e ’60. Critico d’arte e poeta, ha partecipato alle principali manifestazioni d’avanguardia della città, sostenendo e affiancando criticamente l’opera dei maggiori artisti veneziani e internazionali, da Arturo Martini a Virgilio Guidi, da Clare Falkenstein a Mario de Luigi.
Nel 1959, Morucchio ha scritto la presentazione critica della mostra personale di Miranda Visonà tenutasi alla Fondazione Bevilacqua La Masa, contribuendo a ratificare la svolta della pittrice bassanese che aveva imboccato la strada dell’astrattismo. Questo Ritratto costituisce la conferma di una frequentazione che per Miranda Visonà è stata importante, dal momento che molta parte della sua pittura di quegli anni è stata fortemente caratterizzata in chiave informale, un versante della sua poetica che Morucchio ha contribuito, a più riprese, a valorizzare.