Ca' Pesaro

Ca' Pesaro

ANGELO MORBELLI. Il poema della vecchiaia

Il poema della vecchiaia

Dal 20 Ottobre 2018 al 6 Gennaio 2019
Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna

«[…] ho deciso a Milano di tornare al Pio Trivulzio, e far colà le vecchione a tavola, o altre cose già notate allora, e segnatamente effetti di sole tra le bianche pareti, le figure allampanate, e vedere co’ miei occhi la differenza del metodo di dipingere di 5 e più anni.»

Lettera di Morbelli a Vittore Grubicy de Dragon, 24 settembre 1889

 

Dopo 115 anni il ciclo pittorico Il poema della vecchiaia ritorna a Venezia.
A metà dicembre del 1902 Angelo Morbelli scrive al Segretario Generale della Biennale, Antonio Fradeletto, chiedendo di poter presentare 6 o 8 dipinti, consapevole che la sua richiesta contrasta con il regolamento della rassegna, in base al quale ciascun artista può presentare al massimo due opere. La richiesta viene accolta e Il poema della vecchiaia, composto da sei dipinti, è presentato alla Biennale del 1903. Il ciclo, allestito nella Sala Lombarda, una delle sette “Mostre regionali”, è disposto a parete su due linee orizzontali: al centro, in basso e in alto, le tele di maggiori dimensioni, ai lati le quattro opere caratterizzate da uno sfondamento prospettico rialzato.

Il Poema tratta il tema della vecchiaia, un soggetto che l’artista aveva affrontato fin dai primi anni ottanta dell’Ottocento raffigurando l’Albergo dei Poveri, il più grande ricovero milanese per anziani indigenti, fondato nel 1766 nel palazzo del principe Antonio Tolomeo Trivulzio.

Dalla esposizione alla Biennale del 1903, differenti vicende collezionistiche non hanno più permesso la visione unitaria del Poema. Il recente rientro in Europa, dall’America del Sud, di Vecchie calzette, l’unica tela del ciclo mai più comparsa in pubblico dai primi anni del ’900, ha permesso ora di riunire il ciclo pittorico. Grazie a recenti ed approfondite ricerche d’archivio, è possibile ricostruire, in quest’occasione, l’allestimento del Poema come lo aveva pensato e voluto l’artista. Ospitare il ciclo pittorico a Ca’ Pesaro, che conserva fin dal 1903 una delle sei tele, Il Natale dei rimasti, assume quindi un risvolto ancor più significativo.

© Archivio Pompeo Mariani, Milano

 

Le opere

Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919)
Il Natale dei rimasti, 1903
Olio su tela
Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Nello spazio destinato al lavoro, nel quale i ricoverati del Trivulzio svolgono minime attività, un raggio di sole illumina le file di banchi. La vasta sala è quasi vuota, salvo la presenza di cinque figure, desolatamente isolate nella loro malinconia, rischiarate dalla luce o inghiottite nella penombra.

Il Natale dei rimasti viene acquistato dal Comune di Venezia per Ca’ Pesaro. Nel 1905 il dipinto partecipa all’esposizione internazionale di Monaco di Baviera insieme ad altre due opere del Poema, I due inverni e Vecchie calzette.

 

Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919)
Vecchie calzette, 1903
Olio su tela
Lugano, Collezione Cornèr Banca

Nella redazione originale del dipinto s’intravvedeva, al di là del vetro, la testa di un cocchiere che conduceva un carro funebre. Come già sperimentato in Sedia vuota, l’artista ne elimina il dettaglio iconografico. Esposto a Monaco di Baviera nel 1905, Vecchie calzette viene premiato con una medaglia d’oro. L’anno seguente, inviato alla 76a Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori a Roma, è acquistato da Félix Buxareo Oribe, facoltoso proprietario terriero residente a Montevideo.

 

Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919)
Mi ricordo quand’ero fanciulla (Entremets), 1903
Olio su tela
Tortona, “il Divisionismo” Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona

Al Trivulzio i pasti si consumano in due ampi saloni, un tempo scuderie del palazzo. All’uniformità delle figure sul fondo, si contrappone l’individualità delle anziane in primo piano. Morbelli indugia sulla resa dei volti e sui particolari del tavolo apparecchiato, le bianche tovaglie, la pila di scodelle, i riflessi rubini del vino che richiamano i rossi scialli delle ospiti. Grazie all’interessamento di Fradeletto, il dipinto entra nella raccolta dell’onorevole Gaspare Gussoni, industriale e collezionista lombardo.

 

Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919)
I due inverni, 1903
Olio su tela
Collezione privata

Una debole luminosità proveniente dall’esterno rischiara la stanza, si rifrange sulla boccetta di vetro posta sul davanzale, accarezza le teste canute avvolte in pesanti scialli, illumina le mani intente nel rammendo e i profili delle figure. I freddi riverberi del giardino imbiancato e i riflessi ocra del muro esterno esaltano le scure tonalità della stanza del Trivulzio da cui emergono, in controluce, le figure delle ricoverate.

 

Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919)
La sedia vuota, 1903
Olio su tela
Collezione privata

Un gruppo di ospiti lavora raccolto sotto un’alta finestra. All’apparente tranquillità della scena, si contrappone in primo piano la presenza di una sedia vuota e il compunto atteggiamento di rassegnazione delle astanti. Nella prima stesura dell’opera, la dialettica vita-morte era enfatizzata dalla presenza, al di là della finestra, del profilo dell’ombrello del viatico. L’artista ha poi cancellato il dettaglio dell’arredo funebre, nel timore che il riferimento alla morte fosse d’intralcio alla vendita del dipinto.

 

Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919)
Siesta invernale, 1903
Olio su tela
Alessandria, Museo Civico e Pinacoteca

Il dipinto ripropone, mutando l’angolazione prospettica e rialzando il punto di vista, la composizione di Sedia vuota. Invenduto a Venezia nel 1903 e a Roma nel 1906, il dipinto è inviato nel 1907 alla mostra del Carnegie Institute di Pittsburgh, ma viene rifiutato dalla giuria d’accettazione. Il 31 dicembre 1914 Morbelli scrive a Carlo Zanzi, direttore delle scuole elementari e dell’infanzia di Alessandria, proponendone l’acquisto alla locale pinacoteca. Nell’ottobre del 1915 l’opera entra nelle civiche raccolte della città.