Dal 9 maggio 2017 la collezione permanente del Museo si arricchisce del dialogo con gli ottantadue capolavori che la Fondazione Carraro ha destinato a Ca’ Pesaro.
Venezia è sempre stata al centro della vicenda di Chiara e Francesco e ha rappresentato, al contempo, una potente fonte di ispirazione per il collezionismo che li ha accompagnati in un percorso di oltre trent’anni.
Lo sguardo sul Novecento apre con le suggestioni delle arti decorative d’inizio secolo e le rare creazioni di arredamento realizzate dal poliedrico ebanista Carlo Bugatti, cui è affiancato l’articolato salotto di un altro grande artista, Eugenio Quarti.
I capolavori del Liberty italiano sono circondati dai pezzi più strepitosi di arte vetraria collezionati nel corso degli anni, tra cui molti esemplari unici del veneziano Vittorio Zecchin e altri realizzati in ferro e vetro da Umberto Bellotto e Artisti Barovier negli anni Venti.
Insieme ai vetri storici, sono esposti alcuni capolavori assoluti di scultura, come Maria dà luce ai pargoli cristiani di Adolfo Wildt, e altri di pittura, come le tre celebri tele di Antonio Donghi, protagonista del realismo magico romano, tra cui il capolavoro Le Villeggianti del 1934, e il dipinto La notte di Pericle realizzato da Giorgio de Chirico nel 1926.
Nella seconda sala si svolge la parte più moderna della collezione, raccontata attraverso gli splendidi oggetti in vetro realizzati da Carlo Scarpa negli anni Trenta e Quaranta e le serie create da Fulvio Bianconi e da Archimede Seguso. Alle pareti fanno da contraltare due capolavori maturi di Giorgio Morandi e un raro dipinto ad olio di Gino De Dominicis.
Nello spazio si articolano due celebri sculture di Arturo Martini, Il bevitore e La Pisana, lavori che completano un rinnovato e davvero eccezionale sguardo sul secolo scorso.
L’inedita e spettacolare pittura murale di Gino Severini, nota col nome Polittico Garagnani e realizzata nel 1957 per l’omonima autorimessa romana, non è mai stata esposta in occasione di mostre o eventi pubblici ed è stata restaurata dalla Fondazione Chiara e Francesco Carraro in occasione dell’arrivo a Ca’ Pesaro. L’intervento ha permesso di indagare il metodo di realizzazione e anche le successive fasi di stacco e conservazione della superficie dipinta, contribuendo così ad aggiungere un importante e inedito tassello alla storia della produzione artistica del XX secolo.
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