ABDURRAHMAN ÖZTOPRAK
estratto da “PIU’ DELLA META’ DI UNA VITA”
Abdurrahman Öztoprak
… Sono nato il 7 luglio del 1927, nel quartiere di Rumelihisar ad Istanbul. La casa dove sono nato era su una collina, in mezzo ad un grande giardino con tanti alberi, tra cui pini e castagni.
Dal momento in cui ho imparato a camminare in questo giardino, in mezzo alle farfalle e fiori ho iniziato ad amare la natura. Usavo le calze della mamma per catturare i pesciolini nel laghetto. Mia madre era la figlia del sindaco di Salonicco e la sua famiglia aveva lasciato tutti i loro averi per fuggire dalla guerra dei Balcani. La mamma era un’amante delle arti, ed é una delle due donne che hanno influenzato la mia carriera.
SESSIONI MUSICALI
Negli anni quaranta ho conosciuto i figli del professor Clemens Bosch (detto Emin) che era ebreo rifugiato in Turchia. La signora Johanna é stata la seconda donna a supportarmi nella mia passione per la pittura (…..) .Questa signora era intellettuale, bella, alta, con lunghi capelli rossi fino alla vita, parlava oltre al tedesco, il francese, l’inglese, il latino e il turco.
Dopo una infanzia serena in grembo alla natura, la mia adolescenza è trascorsa in questa famiglia i cui membri erano tutti di grande spessore culturale ed umano. Michele (Cemil), uno dei cinque figli aveva la mia età ed é diventato il mio migliore amico. Per praticità, i ragazzi si facevano chiamare con nomi turchi.
Namık Konuk, mio compagno di elementari, Bülent Turkyılmaz, vicino di casa dei Bosch e compagno di classe di Robert College di Cemil e Nüvit Özdoğru che ci faceva compagnia durante le nostre sessioni musicali, sono stati i miei miglior amici.
(…….) I pomeriggi, ascoltavamo i dischi che Prof.Bosch si era portato dietro dalla Germania. Usavamo la stanza di Cemil, chiudevamo le tende per fare un pò di buio, quasi come una meditazione ascoltavamo in silenzio la musica proveniente dal grammofono diretto da Cemil.
Durante l’estate, ogni tanto passavamo le serate nella tenda che avevamo fatto nel giardino dei Bosch, spesso illuminato dai proiettori della contraerea; era come la vita degli scouts ed ho un ricordo particolare: un giorno sotto un albero di noce, su una roccia, ho visto un libro; pioveva, ho preso il libro, sono entrato nella tenda. Il libro s’intitolava ‘’Mein Kampf’. Ho chiesto a Cemil chi leggeva questo libro di Hitler; e lui mi ha risposto “Papà lo ha letto ed era talmente arrabbiato che lo ha messo in penitenza fuori”. L’ho rimesso fuori, ed é rimasto li per una settimana. Ero rimasto molto impressionato dal modo di punire di un’intellettuale.
In questa famiglia dove non esisteva menzogna o furbizie, ho imparato ad amare i libri. Dopo cena prima di andare a letto avevo preso l’abitudine di leggere. Ho imparato in quegli anni il detto del poeta inglese Alfred Tennyson che poi é diventato motto della mia vita: ”Considera che il tuo prossimo non é meno intelligente di te”. Questo motto mi ha tenuto lontano da delusioni e mi aiutato nella formazione della mia identità.(….)
Fino ai cinquanta anni ho lavorato 15 ore al giorno e adesso lavoro sei – sette ore, sempre in piedi. Devo questa forza allo sport che ho praticato. Il tempo non mi é mai stato sufficiente, ho sempre desiderato che le giornate fossero di 48 ore anziché 24.
ACCADEMIA
(…..) Nel 1945 durante la mia educazione all’Accademia un giorno mentre lavoravo nell’atelier, é entrato il nostro professore insieme a Jean Cocteau; siamo rimasti scioccati, era quasi un sogno….Poi quando ha detto che noi eravamo piu bravi degli studenti dell’Accademia di Parigi: ci siamo sentiti molto onorati (..….)
Sempre in quelli anni, esattamente nel 1948, nella terrazza della nostra scuola che poi si é incendiata, abbiamo assistito alle recite di Robert Soetens e di Lazar Levi; non posso dimenticare i concerti diretti da Seyfettin Asal nel cinema reale di Beyoğlu. Sentivo un grande onore quando il coro era diretto dal mio professore del Liceo di Boğaziçi, il Maestro Muhittin Sadak.
Anche il coro del Bogazici Lycee diretto sovente dal nostro insegnante Muhittin Sadak mi ha dato grandi gioie. Ho un particolare ricordo: ad Ankara, il 15 febbraio 1948 il concerto in presenza del Presidente della Republica İsmet İnönü che sedeva nel palco privato di Gaspar Casado. Non studiavo al Robert College, ma siccome era molto vicino a casa mia, ho sempre seguito i loro concerti d’organo. Negli anni quaranta il loro organo era il più grande dei Balcani; agli inizi del secolo Charles Estes lo aveva portato dagli Stati Uniti e per 40 anni aveva fatto più di 400 concerti e gli ultime, con il pianista Charles Köpe.
Provavo tristezza quando, mentre mi allenavo nel lancio del peso e del giavellotto, dietro quei bellissimi alberi di pino, dalla finestra aperta sentivo le note di organo dove Estes si esercitava. Passando per il vialetto davanti a casa sua, molte volte lo vedevo spesso seduto; questo raffinato signore coi capelli grigi, alto, guardava una cassetta di madreperla posata sull’aiuola. Avevo sentito da mia madre che la piccola cassetta conteneva le ceneri della moglie.
ROMA
(….) Subito dopo il servizio militare grazie alla borsa di studio ottenuto dal governo italiano insieme al caro amico Şadan Bezeyiş, mi sono trovato all’Accademia di Belle Arti di Roma, per studiare le tecniche dell’affresco. Mi sentivo come in un sogno. Fino a poco tempo fa avevo visto solo le riproduzioni, invece adesso mi trovavo di fronte alle vere opere, da Botticelli a Michelangelo, da Raffaello a Tiziano, da Andrea Del Sarto al Correggio. Da una parte vedevo Castel Sant’Angelo dove era stato imprigionato il sultano Cem e dove si svolgeva l’ultima scena della Tosca, dall’altra parte il Teatro Argentina dove Rossini aveva messo in scena per la prima volta il Barbiere di Seviglia e dove per permettermi i biglietti dei conceri di Santa Cecilia saltavo i pasti due o tre volte verso la fine del mese.
Allora ho trovato la possibilità di sentire dal vivo i pianisti, i violinisti famosi come Scarpini, H. Zerink diretti da Ferdinand Leitner, Paul Van Kepmen, Hermann Scherchenetc di cui avevo sempre ascoltato soltanto le riproduzioni discografiche.
In quelli anni mi facevo prestare lo smoking anche se non era la mia taglia, dal mio amico Refet Altındağ, per andare all’ Opera di Roma per ascoltare Beniamino Gigli che era il più grande tenore dopo Caruso e la soprano Elena Rizzieri che cantavano insieme Manon di Masenet e ancora la Fedora di Umberto Giordano cantata da B.Gigli e Maria Canaglia diretto da Oliviero de Fabritiis, vedere l’Oro del Reno di Wagner diretto da Erich Kleiber che era ospite venuto da Beirut……era un sogno. Elsa Cavelti, Beate Asserson, Leonie Rysanek, Edgar Evans, Hans Beirer, Josef Hermann, artisti solo ascoltati dai dischi. Nel 1955 era stato proprio Leonie Rysanek a dirigere l’Aida che era stata la seconda opera all’apertura dell’Opera di Vienna.(…..)
Roma era molto popolare anche sotto un altro aspetto in quegli anni. Dopo la guerra, Hollywood aveva scoperta Roma! Potevi vedere in carrozza per Via Veneto George Sanders insieme a una bella donna o incontrare in Piazza Navona Jennifer Jones durante le riprese del film ‘Stazione Termini’ di Vittorio de Sica. Conservo con amore le fotografie che avevo fatto. Abitavo in una pensione, dietro la fontana di Trevi, via del Mortaro 19 int.13. Dopo appena 6-7 ore di sonno mi trovavo in giro per scoprire l’arte. Andavo in giro a piedi per cui posso dire che conosco bene le strade di Roma come conosco quelle di Istanbul. Sono ritornato piu volte a Roma più tardi ma devo dire che quegli anni per me hanno rappresentato un tempo passato come in un sogno.
RITORNO IN PATRIA
Appena tornato in patria, il mio professore Nurullah Berk mi ha detto che il rettore del Politecnico di Istanbul Professor Emin Onat mi aveva incaricato di fare un affresco nel Palazzo Taskışla. Il professore aveva atteso il mio ritorno. Dopo aver preparato i disegni nel 1954, insieme ai miei cari amici Yasar Yeniçeli e Oktay Dikmen abbiamo lavorato durante l’estate sui ponteggi e completato il lavoro con la vera tecnica dell’affresco. Abbiamo fatto una composizione che indica le diverse facoltà del Politecnico, di 5 metri per 12. Dopo 53 anni é tuttora conservato sul muro del Politecnico di Istanbul.
Nel 1954 (….) oltre alla mostra in Galleria Maya, ho partecipato con un lavoro 3 metri per 2 al concorso della Banca Yapi Kredi in occasione del decimo anno della Fondazione col titolo ‘Le diverse attività della scena economica della Turchia‘. La giuria era composta dal fondatore della banca Kazım Taskent e dal famoso critico e storico d’arte Lionello Venturi, Herbert Reed, Paul Fierens. Questi erano in Turchia per partecipare al congresso internazionale dell’arte che si era tenuta per la prima ma purtroppo é stata anche l’ultima volta nel nostro paese. La giuria ha premiato 10 persone tra cui anche me.
Negli anni successivi ho fatto degli affreschi, mosaici e lavori con diverse tecniche in palazzi, ospedali, alberghi uffici ecc. (….)
Durante gli anni dell’Università avevo iniziato a fare progetti architettonici per le facciate degli edifici, negli anni seguenti invece mi sono impegnato per i disegno d’interni. Quando dipingo, il mio impegno per i colori, per le forme, per studio dello spazio é uguale a quando faccio disegno d’interno; per cui ho sviluppato una tecnica di pittura dove il concetto dello spazio é sempre presente. Questo modo mi ha agevolato nei miei lavori e mi ha procurato successo.
GERMANIA
Negli anni 1950 é iniziata l’emigrazione; nel 1960 anche noi, sentendoci a disagio nel nostro paese, siamo emigrati con tutta la famiglia in Germania.(….)
In Germania per i primi tre anni ho lavorato in un ufficio ma più tardi ho lavorato da casa, per cui ho avuto tutto il tempo per andare a vistare musei, gallerie, grandi mostre fatte soprattutto da grandi collezioni private. Passavo quasi quindici ore al giorno tra pittura, disegni architettonici, opera, danza classica, teatro e libri. Sono stato accettato nell’albo degli architetti del distretto Hessen col numero 5380 come architetto e anche disegner d’interni. Ho realizzato i progetti di famose ditte come Degussa, Mercedes, Basf (….), il disegno degli interni delle prime tre stazioni di metropolitana di Francoforte, il Palazzo della Fondazione Werner Reimers e il rinnovo del Museo della Natura di Senckenberg che é stato scelto come uno dei piu bel cinque progetti.
Mi ricordo che Anita Mey, Joseph Offenbach, Franz Kutschera, Michael Degen, Dieter Zeidler etc. recitavano nel teatro di Francoforte (….) Una delle opere che non posso scordare é ‘il processo’ di Kafka messo in scena da Jan Grossman proveniente da Praga. Recitava il miglior gruppo teatrale del mondo ‘Teater am Gelander’, anche se era in ceco ci aveva tolto il fiato.. Abitando a Francoforte non era difficile andare nelle citta vicine ad assistere agli eventi artistici. Sono sempre presenti nella mia memoria ‘Zeugnisse der Angstin in der Modernen Kunst’’ in Darmstad Matiidenhöhe, la mostra aperta nel 1967 ‘2.Internationale der Zeichnung’, la mostra aperta nel 1968 a Stoccarda dal Presidente della Repubblica Heinrich Lüpken , dedicata al fondatore del Bauhaus Walter Gropius, la mostra di Henry Moore aperta lo stesso anno alla Tate Gallery; tutte queste mostre hanno lasciato delle traccie nella mia formazione.
Nella mostra aperta a Stoccarda con i lavori di Paul Klee, portati da Basilea, sono rimasto molto colpito, tanto da trovare la mia identità; in particolare un lavoro ad acquarello fatto su una piattaforma di cartongesso dipinto di oro é riuscito a tirarmi fuori dalle mie perplessita di tanti anni ed a indirizzarmi verso la mia vera scelta.
COSA CERCAVO PER ANNI?
Nella mia infanzia la prima sinfonia che avevo ascoltato in casa Bosch come una meditazione era la Sesta Sinfonia (Pastorale) di Beethoven. Cemil per farmi contento mi suonava sempre musica con temi mitologici, dall‘Orpheus di Gluck, il Reigen Seliner Geister e la Zvischenaktmusic Nr.2 dal Rosamunde di Schubert.
Si può dire che io abbia conosciuto Beethoven proprio tramite la Sinfonia Pastorale. Siccome adoravo la musica, pensavo a Beethoven non come essere un umano ma bensì come divinità musicale. Non potevo descrivere altrimenti i compositori che erano diversi, al di sopra dei comuni mortali. Da Bach a Mozart, da Vivaldi a Max Bruch, da Wagner a Debussy, da Brahms a Vaughan Will, da Berlioz a Rachmaninov, da Greig a Tchaikovsky si sono tutti impossessati di me, mi hanno fatto provare i sentimenti più belli dell’universo; odio quei mortali egoisti, opportunisti che sporcano il mondo.
IL MIO MODO DI CAPIRE L’ARTE
Mi sono sempre chiesto, visto che l’uomo é in funzione del tempo e dello spazio, come può capire e godersi le opere italiane se non ama la natura, se non sa che Beethoven non cambia un albero per un uomo, se non conosce le opere di Palladio ( ……. ) Nella mia infanzia, quando ho cominciato a conoscere il mondo, ho sempre ammirato il Palazzo Amucazade Hussein Pascia nell’altra sponda del Bosforo tra Anadolu Hisarı e Kanlica, e mi chiedo chi non conosce queste opere come possa capire le opere dell’architetto Sinan, la musica di Itri, di Dede Efendi, di Sevki Bey; Guardate cosa dice Ergun Zoga:
‘’Non si non può percepire niente solo attraverso la forza delle proprie acquisizioni culturali ed esperienza. Non si può notare ciò che non si percepisce, per cui non lo si ricerca e analizza. Non si può imparare senza ricerca ed analsi. Né si può apprezzare veramente ciò che non si è studiato. Non si può fare proprio ciò che non si è percepito, studiato, appreso o compreso. Non si può desiderare ciò con cui non ci si identifica”.
Come conseguenza della mia passione per la musica, ho cercato il trascendente anche nella pittura (…… ).
Ho pensato che la musica essendo astratta anche la pittura avrebbe dovuto essere astratta. Negli ultimi anni dell’Accademia ho fatto una ricerca in questo senso, ma dopo la mostra nel 1956 nella Galleria della Città di Istanbul (….) ho deciso di non esporre più prima di aver trovato la mia identità artistica. Negli anni sessanta ho proseguito comunque la ricerca sia a Parigi che a Rotterdam, Bruxelles, Anversa, Amsterdam ecc e ho incontrato artisti cinetici, visitando la 4.Documenta a Kassel, che per me é stata la più riuscita.
Sono rimasto colpito dal fatto che questi artisti sono ispirati dai riflessi di luce, da diversi materiali e oggetti, lontani dalla tela ma sempre in relazione allo spazio (.….).
Ho voluto lavorare su tela senza usare materiali ausiliari ma ricorrendo piuttosto alla sua trasformazione. Dopo tanti anni, come ho detto prima, partendo dall’opera di Klee di dimensioni 21x11cm, sono riuscito a portare le tre dimensioni in relazione alla quarta; finalmente mi sono sciolto e ho trovato la mia vera arte.
Voglio concludere il riassunto della mia vita artistica di sessanta anni con una frase di Sigmar Polke:
“Quelli che vedono le cose come le vedo io sono coloro che nel tempo sono cresciuti nel mio cuore”
Abdurrahman Öztoprak
1927 nato a Istanbul, Turchia / vive e lavora a Akyaka – Muğla
1945–1951 Academy of Fine Arts, Istanbul
1953 Academy of Fine Arts, Roma
Mostre selezionate
2007 Proje4L/Elgiz Museum of Contemporary Art
2003 Art Gallery Bebek, İstanbul
2001 Gallery Binyıl, İstanbul
2000 Art Gallery Atatürk Kültür Merkezi, İstanbul
1998 Art Gallery Milli Reasurans, İstanbul