I materiali in mostra
I materiali esposti provengono dal fondo Laurenti – sezione di un più vasto archivio donato dagli eredi in parte al Comune di Padova, in parte all’Archivio storico delle Arti contemporanee della Biennale e in parte a Ca’ Pesaro .
L’intento della mostra è duplice: da un lato fornire al pubblico un’insolita occasione di approccio a fonti importanti di approfondimento presentate così come pervengono al museo, con le loro fragilità e lacune. Si tratta di materiali che vanno studiati e interpretati, e che necessiteranno di un complesso intervento di pulitura e consolidamento, per garantirne un‘idonea conservazione.
Dall’altro, la mostra intende illustrare, attraverso questi bozzetti, schizzi, fotografie originali, la nascita dell’edificio (1907/8), all’epoca oggetto di un acceso dibattito sia per quanto riguarda il progetto architettonico, sia rispetto al ruolo dei due autori.
Tra i documenti del fondo, un dattiloscritto inedito della nipote di Laurenti, Ninetta, ne ricostruisce con particolare, appassionata partecipazione le complesse vicende.
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La storia
È nel XIX secolo che si pone, per l’amministrazione veneziana, il problema dell’individuazione di un’area centralizzata dedicata al mercato del pesce, prima preferibilmente dislocato in singole pittoresche postazioni rionali. Al riguardo si avvicendano diversi progetti mai realizzati fino a quando, nel 1881, si approva la costruzione di un’alta tettoia in ferro, caratterizzata da un’impostazione tecnologica e dislocata lungo il Canal Grande, nell’area del mercato di Rialto. Poco funzionale (troppo alta per riparare dalle intemperie) ed esteticamente discutibile per il gusto dell’epoca in città, la tettoia non risolve il problema.
È di Laurenti la prima idea del nuovo edificio, ispirata alla loggia ben visibile sul lato sinistro del grande telero con il Miracolo della Croce di Carpaccio (1494) oggi alle Gallerie dell’Accademia. Non manca, questa idea, di sostenitori illustri, da Camillo Boito a Pompeo Molmenti, ma la sua realizzazione incontrerà varie difficoltà.
Innanzitutto Laurenti, come si vede nei progetti esposti sulle pareti laterali di questa sala, intendeva sviluppare l’edificio in senso perpendicolare al Canal Grande e avrebbe dovuto inglobare in un unico corpo di fabbrica anche l’area del cosiddetto Stallon, cioè l’antico macello, costruito in parte sui resti della duecentesca casa dei Querini, parzialmente abbattuta in seguito alla scoperta della loro partecipazione alla congiura (1310) di Baiamonte Tiepolo contro il doge.
A Laurenti venne quindi richiesto di modificare il progetto, per preservare i resti di questo storico edificio. I corpi di fabbrica diventano allora due e la posizione della scala risulta, nella realizzazione, collocata su quello prospiciente il Canal Grande.
In secondo luogo, Laurenti, ideatore della Pescheria, ha l’assoluta necessità di essere affiancato da un tecnico, da un architetto. La scelta ricade su Domenico Rupolo, all’epoca impegnato, tra l’altro, in lavori di restauro a palazzo Ducale. Ben presto, però, complice anche l’ambiguità del testo del documento che conferisce loro l’incarico, tra i due nascono dissidi e conflitti di competenze, che si saneranno solo in parte e con molte difficoltà, come testimonia, tra l’altro, l’ostinata presenza della firma dell’uno o dell’altro sulle sculture dei capitelli.
In terzo luogo, gli operatori del settore – pescivendoli al minuto e all’ingrosso, venditori di crostacei e titolari di botteghe e magazzini – faranno sentire la loro vivace presenza in ogni fase dell’iter progettuale.